IL MUSEO DELLA CIVILTA PASTORALE DEL GRAN SASSO
Nato nel 1964, per iniziativa del parroco don Nicola Jobbi, come semplice raccolta di oggetti, attrezzi ed utensili, ormai in disuso, testimonianze della vita passata di Cerqueto, nel corso degli anni si è arricchito di altri reperti di particolare interesse storico-culturale.
Il primo nome attribuito alla struttura fu “Museo Etnografico Abruzzese” e la sede collocata in una vecchia casa disabitata, ancora in buono stato di conservazione; la sistemazione degli oggetti era del tipo tematico con qualche ricostruzione d’ambiente.
Nel 1984 il museo fu trasferito nella casa parrocchiale, restaurata con il contributo della Provincia di Teramo. Con deliberazione del Consiglio Comunale, il museo, da raccolta privata, si è trasformato in museo civico con la denominazione di “Museo Etnografico delle Tradizioni Popolari di Cerqueto” ed è stato anche riconosciuto dalla Regione Abruzzo come museo civico di interesse locale; la stessa deliberazione prevede di affidare la gestione del museo alla Pro Loco.
Dopo un ulteriore trasferimento degli oggetti nei locali annessi alla chiesa di Sant’Egidio nel 1999, dal 2008 il Museo ha sede nell’edificio della ex scuola elementare, adibito a struttura museale con interventi pubblici.
Il restauro degli oggetti, soprattutto gli oggetti in legno, è avvenuto con l’impegno e la dedizione della Pro Loco.
Il Museo è stato ed è comunque visitabile previo avviso, telefonando ai numeri 0861/95185 – 95203, 3405946608, 3397966830, 3473241611
Il Museo si compone di 7 sale espositive per una superficie complessiva di mq. 220 circa, che arriva a circa 270 mq. con i locali adibiti a servizi e depositi. L’area esterna annessa è di circa 550 mq. Oggi più di 1200 oggetti sono raccolti e suddivisi grossolanamente nelle seguenti sezioni: pastorizia, agricoltura, strumenti musicali, suppellettili e arredi domestici, ceramiche popolari, oggetti sacri e di devozione popolare. In particolare la collezione comprende: una serie completa di strumenti utilizzati per la cardatura (attività principale svolta nei secoli passati dagli abitanti di Cerqueto) e per la filatura e tessitura della lana; strumenti per la lavorazione del legno e per la trasformazione di prodotti agricoli, accessori per animali da lavoro e da trasporto, macine per cereali, mortai in pietra e in legno, artigianato da bottega; ex voto in lamina e su stoffa, serie di fischietti in terracotta, serie di strumenti musicali popolari a fiato tradizionali in legno, in pietra ed in osso, strumenti musicali religiosi, utilizzati per lo più durante la Settimana Santa, serie di iconografie a cura dello studioso Vito Giovannelli, riportanti le caratteristiche organologiche e geometriche di molti strumenti musicali popolari abruzzesi; Di particolare importanza sono: l’unico esemplare storico di zampogna “zoppa” rimasto in Abruzzo e nota anche con il nome di “zampogna cerquetana”; la sella con frontale in argento con incisione di “S. Giorgio ed il drago”; i ferri di S. Vito per il mal di denti; il grande specchio (mq 3,5×2) con cornice artistica in legno e raffigurante Bacco, realizzata dal noto scultore del legno Pasquale Morganti (Teramo 1861); la grossa morsa di legno per tronchi del 1700; la giacca di lana confezionata totalmente (dalla lana grezza al prodotto finito) a Cerqueto fine ‘800; il gioco popolare dei dadi del XVIII secolo.
All’esterno è stato ricostruito, in questi ultimi anni, un tholos, costruzione tipica abruzzese in pietra, anticamente usata da pastori e contadini, eretta con un particolare sistema a secco sotto la guida dello studioso Edoardo Micati, ricercatore sul campo ed esponente di spicco della cultura vernacolare. Queste arcaiche architetture, nate dai cumuli di massi generati dall’azione millenaria e meticolosa di spietramento dei campi da parte delle comunità locali, per mano di operosi contadini e pastori transumanti, sono minuscole costruzioni, chiaramente ispirate alle note costruzioni pugliesi. Ancora in costruzione una carbonaia, secondo una tecnica molto usata in passato fino ai primi decenni del Novecento, per trasformare la legna in carbone. Le carbonaie venivano preparate nel bosco ricco di faggi, che più in alto, incorona il paese. Sono ancora vivi i racconti di tanti nonni che erano soliti produrre carbone per essere poi venduto. Inoltre, all’ingresso del Museo, sulle due pareti esterne del recinto, due murales riproducono due aratori al lavoro e un cardatore di lana; riproduzioni fedeli di fotografie di persone vissute a Cerqueto fino a qualche anno fa e ben note a tutti gli abitanti.
Si è scelta la denominazione di “Museo della Civiltà Pastorale del Gran Sasso” perché la civiltà, pastorale in tutti i suoi aspetti è stata la caratteristica del territorio, la forma con cui si è manifestata e sviluppata la vita materiale, sociale e culturale della comunità nel corso dei secoli, senza trascurare tutti gli aspetti della vita, dalla coltivazione della terra alle varie espressioni identitarie.