La nostra diversità è la nostra rucchezza

I cardatori di Cerqueto

Cerqueto, insieme con Pietracamela, è stata la “patria” dei cardatori di lana, un mestiere oggi del tutto scomparso.

Molti cerquetani partivano dal paese per recarsi verso i centri, soprattutto nella Marche, ma anche in Toscana, Lazio, Umbria, Molise, dove era richiesta la loro opera per cardare la lana.

Così, una volta arrivati in un paese, giravano le case di coloro che avevano bisogno di cardare la lana e, pattuito il prezzo, alloggiavano in quella casa finchè il lavoro non era terminato per poi recarsi, eventualmente, in quella successiva.

. Lo “scardalana” partiva da casa caricandosi sulle spalle la pesante attrezzatura e cominciava a battere le campagne, cascina per cascina, offrendo i suoi servigi.

L’attrezzo che si portava sulle spalle, il “cardo”, era costituito da una tavola di legno con quattro doppie file di acuminati “pettini” in ferro, e completato da due larghe “spazzole”, anche queste con denti ferrati, che il cardatore utilizzava, una per mano, per cardare la lana infeltrita dei materassi o per “pettinare quella nuova”.

In pratica doveva fare a mano il lavoro di sfioccare la lana della “lupa”, una macchina tessile che prepara la lana per materassi.

Il ritorno nel proprio paese avveniva dopo mesi; un duro lavoro quindi, che era ricompensato con il denaro pattuito e con i pasti e l’alloggio che ogni famiglia offriva loro.

Poiché il lavoro si svolgeva all’interno delle abitazioni e quindi alla presenza dei padroni di casa, i cardatori avevano inventato un linguaggio singolare per parlarsi e accordarsi senza che li si potesse comprendere chiamato “ La Trignana ”.

Alcuni anziani di Cerqueto ancora ricordano tale linguaggio e la Pro Loco sta cercando di recuperarlo, per una memoria storica di un mestiere scomparso.

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