Di solito quando si sente parlare di presepe vivente si immagina una rappresentazione dell’evento della nascita di Gesù secondo canoni tradizionali, con le classiche musiche natalizie a far da cornice, fatta per indurre in noi sentimenti di dolcezza, di amore e di tenerezza nel rivivere il Natale, l’evento cardine della storia umana, ovvero la nascita del Figlio di Dio, che si fa bambino assumendo la natura umana.
L’interpretazione del presepe a Cerqueto di Fano Adriano è, invece, tutt’altro: non è fatta per indurre sentimenti di tenerezza o di bontà, ma è potente, evocativa e catechetica, allo stesso tempo.
Potente: perché permette allo spettatore di rivivere la storia dell’umanità e della salvezza, dalla creazione alla caduta di Adamo ed Eva, alla nascita di Gesù con un trasporto crescente, con un’immersione totale, restituendoci la realtà in cui la nostra umanità veleggia nella storia, immersa nel creato per amore di Dio, e da Dio ricondotta alla salvezza, in un susseguirsi di interventi che raggiunge il suo apice nell’incarnazione in quel bimbo fragile e inerme: l’onnipotenza di Dio che si nasconde in un bambino, che si fa umanità, per restituire all’umanità ciò che era perduto.
Evocativa: perché il racconto messo in atto dal presepe vivente induce lo spettatore a riflettere, ad emozionarsi in modo nuovo, a vivere un suo percorso interiore che lo proietta davanti a quella grotta, attraversando i secoli e la storia, in un lampo, fino a sentirsi uno di quei pastori di Betlemme che, umilmente, riconobbero di essere al centro di un evento epocale, pur non comprendendone appieno con la ragione il perché, ma essendo pienamente rassicurati dal cuore che vibrava come mai prima.